Scriptphotography > Giuseppe Cicozzetti
C’è un mondo silente e distante dal nostro, un mondo la cui voce gaia e luminosa o notturna e solitaria suggerisce a chi sa ascoltarla che due e non altre sono le materie prime della fotografia: Luce e Tempo. Luce e Tempo sono il territorio che interessa il fotografo francese Eric Petr. I lavori delle sue serie sono più che fotografie, essi sono omaggi devozionali, luminosi tributi all’impalpabile consistenza della materia. Eric Petr ingaggia con Luce e Tempo un rispettoso corpo a corpo, un gioco di avvicinamenti in cui a vincere sono tutti. La luce, che scrive la sua essenza e che lascia segni di sé su ogni superficie qui, nei lavori di Petr è lasciata libera di dilagare.
E’ incorrotta. Indomita. E’ fluida e mobile e il Tempo ne garantisce il fluire o, se preferite, è lasciata libera di scrivere il suo racconto. E quanto leggiamo, o meglio, osserviamo, è un ordito nel quale ciascuno degli elementi lascia che si ammiri nel dinamismo irrefrenabile di luminescenze divenute materia.
La staticità è sconfitta. Ecco dunque, poi che il flusso è libero, assistere a un florilegio di forme. La Luce, scardinata dall’impianto fisico, si produce in apparenze ectoplasmatiche dalla bellezza inconfutabile quali schegge su un universo buio. Altre volte è un accenno ritroso, allusivo, quasi a segnalare una presenza latente che presto minaccerà di inondare la scena. Ma poi, succede talvolta, la natura benevola della Luce, tenuta per mano dal Tempo si produce in figure che ricordano qualcosa: sebbene non ci sovvenga non ci attardiamo a recuperarne il ricordo: c’è una magia anche nel segreto; e davanti a un tale spettacolo più che impegnati a una risposta siamo chiamati alla sua ammirazione. Cascate di luce, giochi di luce. Una luce “liquida”, mobile e attiva.
Eric Petr ci chiama ad assistere all’invisibile, ci invita a vedere l’inafferrabile fermato per sempre nei suoi scatti, mentre a noi resta la consapevolezza d’avere assistito a un prodigio. Di più, siamo testimoni dello scatenarsi di un’energia primordiale nella quale gli elementi posseggono un’ancestrale forza indomabile; e a questo tumulto noi chiediamo d’essere trafitti.
Eric Petr sa come agire e ci accompagna dentro un viaggio “elettrico” dove con la maestria d’un direttore d’orchestra dirige con ordine le scalpitanti luminescenze di una materia divenuta solista: la Luce scrive la sua storia e senza omettere nulla. Eccola dunque mentre si trasmuta dalle fenditure più oscure, inghiottire lo spazio amorfo del buio, liberarsi nella potenza spettrometrica del “chroma” e chiamare a raccolta ogni singola componente che ne compone la natura per dare vita a una cascata di vita.
Perché la Luce nelle fotografie di Petr è vita che dilaga, che incide il suo passaggio con uno squarcio nelle tenebre. I lavori di Eric Petr, la sua ricerca è il tentativo di una restituzione, dare alla Luce cioè la chance di svincolarsi dal dibattito che la vede comprimaria con le ombre perché assuma definitivamente il ruolo di protagonista, parte che una volta ottenuta ci convince della scelta.
E’ incorrotta. Indomita. E’ fluida e mobile e il Tempo ne garantisce il fluire o, se preferite, è lasciata libera di scrivere il suo racconto. E quanto leggiamo, o meglio, osserviamo, è un ordito nel quale ciascuno degli elementi lascia che si ammiri nel dinamismo irrefrenabile di luminescenze divenute materia.
La staticità è sconfitta. Ecco dunque, poi che il flusso è libero, assistere a un florilegio di forme. La Luce, scardinata dall’impianto fisico, si produce in apparenze ectoplasmatiche dalla bellezza inconfutabile quali schegge su un universo buio. Altre volte è un accenno ritroso, allusivo, quasi a segnalare una presenza latente che presto minaccerà di inondare la scena. Ma poi, succede talvolta, la natura benevola della Luce, tenuta per mano dal Tempo si produce in figure che ricordano qualcosa: sebbene non ci sovvenga non ci attardiamo a recuperarne il ricordo: c’è una magia anche nel segreto; e davanti a un tale spettacolo più che impegnati a una risposta siamo chiamati alla sua ammirazione. Cascate di luce, giochi di luce. Una luce “liquida”, mobile e attiva.
Eric Petr ci chiama ad assistere all’invisibile, ci invita a vedere l’inafferrabile fermato per sempre nei suoi scatti, mentre a noi resta la consapevolezza d’avere assistito a un prodigio. Di più, siamo testimoni dello scatenarsi di un’energia primordiale nella quale gli elementi posseggono un’ancestrale forza indomabile; e a questo tumulto noi chiediamo d’essere trafitti.
Eric Petr sa come agire e ci accompagna dentro un viaggio “elettrico” dove con la maestria d’un direttore d’orchestra dirige con ordine le scalpitanti luminescenze di una materia divenuta solista: la Luce scrive la sua storia e senza omettere nulla. Eccola dunque mentre si trasmuta dalle fenditure più oscure, inghiottire lo spazio amorfo del buio, liberarsi nella potenza spettrometrica del “chroma” e chiamare a raccolta ogni singola componente che ne compone la natura per dare vita a una cascata di vita.
Perché la Luce nelle fotografie di Petr è vita che dilaga, che incide il suo passaggio con uno squarcio nelle tenebre. I lavori di Eric Petr, la sua ricerca è il tentativo di una restituzione, dare alla Luce cioè la chance di svincolarsi dal dibattito che la vede comprimaria con le ombre perché assuma definitivamente il ruolo di protagonista, parte che una volta ottenuta ci convince della scelta.
Texte en français traduit de l'italien ⬇︎
Il y
a un monde silencieux et éloigné du nôtre, un monde dont la voix joyeuse,
lumineuse ou nocturne et solitaire suggère à ceux qui savent écouter que les
matières premières de la photographie ne sont que deux : la lumière et le
temps. La lumière et le temps sont le territoire qui intéresse le photographe
français Eric Petr. Les œuvres de sa série sont plus que des photographies, ce
sont des hommages de dévotion, des cadeaux lumineux à la consistance impalpable
de la matière. Eric Petr s'engage avec Lumière et Temps, dans un respectueux corps à
corps, un jeu d'approches où tous sont gagnants. La lumière, qui écrit son
essence et qui laisse des traces d'elle-même sur chaque surface, ici, dans les
œuvres de Petr, est laissée libre de s'étendre.
Elle
est incorruptible. Indomptable. C'est fluide et mobile et le temps garantit son
flux ou, si vous préférez, elle est laissée libre d'écrire sa propre histoire.
Et ce que nous lisons, ou plutôt, nous observons, est une chaîne dans laquelle
chacun des éléments nous permet de l'admirer dans le dynamisme
ininterrompu des luminescences qui sont devenues matière.
Le
statisme est vaincu. Ici, le flux libre,
nous assistons à un florilège des formes. La lumière, sortie de son
état matière, se produit en apparences ectoplasmiques avec une beauté
irréfutable, comme des éclats sur un univers sombre. D'autres fois, c'est une
esquisse timide, allusive, suggérant presque une présence latente qui va
bientôt menacer d'inonder la scène. Et parfois, le caractère bienveillant
de la lumière, tenu par la main du Temps, se produit en formes qui nous
rappellent quelque chose : bien que l'on ne s'en souvienne pas, nous
n'attendons pas de retrouver sa mémoire : il y a une magie, même dans le secret
; et devant un tel spectacle plus qu'engagés dans une réponse, nous sommes
appelés à l'admiration. Chutes de lumière, jeux de lumière. Une lumière
liquide, légère, mobile et active.
Eric
Petr nous appelle à assister à l'invisible, il nous invite à voir
l'insaisissable s'arrêter à jamais dans ses prises de vues, alors que nous
restons conscients d'avoir assisté à un prodige. En outre, nous sommes témoins
du déclenchement d'une énergie primordiale dans laquelle les éléments possèdent
une force indomptable, ancestrale et à ce tumulte nous demandons d'être transpercés.
Eric
Petr sait comment agir et nous emmène dans un voyage
"électrique" où, avec la maîtrise d'un chef d'orchestre, il dirige
avec ordre la luminescence scintillante d'une matière devenue soliste : la
lumière écrit son histoire et sans rien omettre. La voilà dans sa
transformation des fissures sombres, avaler l'espace amorphe des
ténèbres, se libérer du pouvoir spectrométrique de la «chroma» et rassembler
chaque composante pour donner corps à une cascade de vie.
Parce
que la lumière dans les photos de Petr est la vie qui se propage et
grave son passage avec une entaille dans l'obscurité. Les travaux
d'Eric Petr, sa recherche est la tentative d'une restitution, donner chance à
la lumière de se dédouaner du débat qu'on la voit primaire avec les ombres pour
qu'elle assume définitivement le rôle de protagoniste, rôle qui
nous a convaincus de ce choix.
Text in English translated from Italian ⬇︎
There’s a silent and distant world from ours, a world whose happy and luminous or nocturnal and solitary voice suggests to those who know how to listen that two and not others are the raw materials of photography: Light and Time. Light and Time are the territory that interests the French photographer Eric Petr. The works of his series are more than photographs, they are devotional tributes, luminous gifts to the impalpable consistency of matter. Eric Petr engages with Light and Time a respectful hand to hand, a game of approaches in which to win are all. The light, which writes its essence and which leaves marks of itself on every surface here, in Petr's works is left free to spread.
It’s incorrupt. Indomitable. It’s fluid and mobile and Time guarantees its flow or, if you prefer, it is left free to write its own story. And what we read, or rather, we observe, is a warp in which each of the elements allows us to admire the irrepressible dynamism of luminescences that have become matter.
Staticity is defeated. So, then that the flow is free, to attend an anthology of forms. The Light, unhinged from the physical plant, is produced in ectoplasmic appearances with irrefutable beauty such as splinters on a dark universe. Other times it is a suggestive, allusive reference, almost to signal a latent presence that will soon threaten to flood the scene. But then, sometimes happens, the benevolent nature of the Light, held by the hand by Time, is produced in figures that remind us of something: although we are not reminded, we don’t wait to recover its memory: there is a magic even in secret; and in front of such a show more than committed to an answer we are called to his admiration. Waterfalls of light, games of light. A "liquid" light, mobile and active.
Eric Petr calls us to assist the invisible, invites us to see the elusive stopped forever in his shots, while we remain aware of having witnessed a prodigy. Moreover, we are witnesses to the unleashing of primordial energy in which the elements possess an ancestral indomitable force; and to this tumult we ask to be transfixed.
Eric Petr knows how to act and takes us on an "electric" journey where, with the mastery of an orchestra conductor, he directs the flickering luminescence of a material that has become a soloist: the Light writes its history and without omitting anything. So here it is while transmuting from the darkest cracks, swallowing the amorphous space of the dark, breaking free in the spectrometric power of the "chroma" and gathering together every single component that composes its nature to give life to a cascade of life.
Because the Light in Petr's photographs is life that spreads, which affects its passage with a gash in the darkness. The work of Eric Petr, his research is the attempt to return, to give the Light the chance to break free from the debate that sees it with shadows because it definitely takes on the role of protagonist, part that once obtained convinces us about the choice.
Bangkok 2oo4 © ericPetr
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